RE’VIEW: Gesaffelstein – “GAMMA” (recensione album)
Lascia un commento16 aprile 2024 di Fabrizio Re'Volver Daquino
Nel suo nuovo album, il produttore francese si tuffa a capofitto nel camp, abbracciando synth-pop overdrive e rock’n’roll vintage.

Al suo esordio, la techno oscura e slow motion del produttore francese suonava ancora elegantemente squallida, come una sfilata di alta moda in un vicolo buio e puzzolente di periferia.
Ma dopo aver messo le mani su “Yeezus” di Kanye West, le aspettative per il secondo album di Gesaffelstein, “Hyperion” del 2019, si sono alzate così tanto che l’industria musicale ha inevitabilmente voluto rifilarci dentro artisti di serie A come Pharrell Williams, The Weeknd e HAIM, facendo inciampare il produttore nei classici errori dello star system.
È difficile, d’altronde, restare fedeli alle tue armi dungeon-techno quando hai tra le mani le voci delle HAIM da gestire, o The Weeknd che canta di scopare con le luci accese. Era palese che Gesaffelstein stava cercando di adattarsi al tavolo dei grandi.

“GAMMA”, quindi, si presenta come una felice sorpresa. Invece di cercare di fare il figo, Gesaffelstein si è buttato a capofitto nel camp. La techno brillante e di livello industriale è ormai una cosa del passato. Al suo posto, ci regala un ammiccante amalgama di synth-pop overdrive e rock’n’roll vintage. Il sound design con radici analogiche di Lévy è sempre stato uno dei suoi punti di forza, e i suoi sintetizzatori non hanno mai ronzato così vigorosamente come qui. I filtri ululano, i laser scattano e la distorsione si accumula come un bollitore per il tè sul punto di scoppiare. L’intero album è un tripudio di squelch e clang. Sembra di sentire echi di Depeche Mode (un gruppo che sa un paio di cose su come trasformare il camp in musica pop da riempire gli stadi).
Ma l’effetto è dovuto ancora di più al cantante Yan Wagner, il cantante solitario del disco, il cui baritono oleoso lubrifica sei delle 11 tracce del disco. In “Hard Dreams“, la sua cantilena maliziosa e blues suona come un omaggio blindato a Dave Gahan.
Ma Wagner non è mai riducibile a un semplice imitatore di Gahan. Parte dell’eccentricità è dovuta ai suoi testi. Nella traccia di apertura “Digital Slaves“, lega le sue corde vocali con nodi elastici mentre canta versi folli come “Tira fuori il divertente salto nel vuoto… mi divertirò con la feccia digitale”. Sono questi i momenti migliori dell’album. E “Hysteria“, uno strumentale da brividi, è una perfetta miniatura del surrogato del thrashy punk. Con una durata inferiore a due minuti, è una delle due tracce più brevi di GAMMA, ma nulla qui dura molto più a lungo, il che contribuisce al notevole fascino dell’album.
