THE RE’VOLVER INTERVIEW: intervista ai Maurizio Mecenero Quintet e il pop-jazz del loro secondo album.

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30 marzo 2016 di Fabrizio Re'Volver Daquino

Ospiti a The Re’Volver Blog i Maurizio Mecenero Quintet con un’intervista al leader del gruppo.

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Maurizio Mecenero (chitarrista di estrazione pop fusion), leader dell’omonimo quintetto ha l’incontro con lo strumento che gli cambierà la vita più di 20 anni fa grazie al fratello maggiore Diego che gli trasmette la passione per lo strumento e per il rock dei Led Zeppelin, Queen e Hendrix.
Innamoratosi dello strumento decide di approfondire gli studi di chitarra e si trasferisce a Milano. Diventa docente di chitarra e insegna presso la Dali Music School per quasi dieci anni. Negli anni di studio e di approfondimento Maurizio si appassiona alle contaminazioni world fusion del sound del “Pat Metheny Group” 

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Nel 2011 pubblica “Upward” il suo primo lavoro da solista. “Secrets of Light” è il suo secondo album, un disco “easy listening” dalle mille sfumature: unisce melodie naturali di forte impatto a complesse architetture ritmico-armoniche. L’album è musica strumentale per tutti, tra sonorità jazz e blues. Richiama le sonorità  di grandi gruppi come il Pat Metheny Group, Wheather Report, Manhattan Transfer, Mike Stern.

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Il gruppo è composto da musicisti professionisti che vantano grande esperienza e collaborazioni internazionali:

Maurizio Mecenero (Chitarre)
Ha diviso il palco con Elio delle storie tese, Vittorio Matteucci, Ambra Maria Facchetti, Paola Folli.

Francesco Signorini (Tastiere)
Arrangiatore del gruppo ha collaborato con grandi nomi del jazz e del pop come Billy Cobhan, Righeira, Mietta, Fiordaliso, Umberto Smaila, Ron, Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Enrico Ruggeri, Giusy Ferreri, Francesco Sartori, Francesco Grollo, Katia Ricciairelli e molti altri.

Ricky Quagliato (Batteria)
Ha collezionato un’innumerevoli quantità di live, trasmissioni tv, tour, dischi, etc… Tra le collaborazioni degne di nota: Blue, Terence Trent D’Arby, Anastacia, Zucchero, Ron, Paolo Belli, Nate Brown, Arisa, Alessandra Amoroso, Dolcenera, Lisa Hunt, Irene Fornaciari, Noemi, Fabio Concato, Alexia, Enrico Ruggeri, Patty Smith, Annalisa, Vittorio Matteucci, Antonella Ruggiero e molti altri.

Andrea Bevilcqua (Basso)
Attivo in diverse formazioni fin dal 2002: rassegne jazz e festival, esibizioni per Veneto Jazz, Padova Jazz Club e Rovigo Jazz Club. Numerose le collaborazioni con compagnie teatrali per le musiche di scena. Recentissima la partecipazione alla colonna sonora del film “Solo per il Weekend” del 2015, regia di Gianfranco Gaioni.

Valerio Galla (Percussioni)
Collabora con alcuni artisti della musica leggera italiana come Los Locos, Fiordaliso e Smaila accompagnandoli in tour e in TV: Festivalbar ’97, Help, Roxybar, Superclassificashow, Maurizio Costanzo Show, 30 ore per la Vita ’98. Dal 1999 al 2001 è il percussionista della Demo Big Band Orchestra del Maestro Demo Morselli, nel programma televisivo “Buona Domenica” su Canale 5. Nello stesso anno è il percussionista di Rosario Fiorello nelle tournee 2001/3 “Stasera paghi te!”. Nel Dicembre 2001 accompagna l’artista nel Galà di Radio2 in diretta radiofonica. Dal 2003 al 2010 segue Fiorello in tutti i suoi spettacoli e Tour.

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– Ciao Maurizio e benvenuto a The Re’Volver Blog!

“Ciao e grazie a te per l’invito!”

– È uscito da poco il secondo album della tua band, “Secrets of Light”: parlaci un pò di come è nato il progetto.

“Scrivo da tanti anni musica, penso fin da quando ho iniziato a suonare la chitarra. Credo che chi scrive musica sente un impulso particolare che non dipende dal livello musicale, uno ha questo impulso fin dall’inizio. La cosa difficile è stato convincersi che quello che scrivevo meritava di essere messo su un disco. A riguardo devo ringraziare il  batterista Claudio Marchetti che ha per caso sentito i miei provini e mi ha detto .. belli! perchè non li suoniamo questi pezzi? E’ nato tutto così, per caso. Poi quindi, fatto il primo disco, il secondo è stata la logica conseguenza del primo. Il difficile, intendo, è accendere il motore poi la macchina va da sola”

– Rispetto al primo album “Upward” c’è qualcosa di diverso in Secrets?

“Si fondamentalmente su due punti.
In primis c’è stata la scelta di affidarsi a un intermediario tra me che scrivo i pezzi e la band, un arrangiatore Francesco Signorini, che poi si è appassionato al genere e a ciò che scrivevo ed è diventato anche il tastierista del gruppo . Questa scelta è stata fatta per cercare di migliorare la qualità della musica rendendola più coerente. Io prima facevo sia la parte di scrittura e un prearrangiamento, che poi veniva modificato e lavorato in sala prove, ma secondo me mancava questa figura, per me il risultato in Secrets si sente.
In secondo luogo il disco: dopo l’esperienza di Upward che era un disco più rilassante e visto che la musica ormai si vende solo ed esclusivamente ai concerti, ho pensato a un disco più “happy” e che rendesse più in live, inserendo anche un blues che nei concerti non guasta mai.
Questa scelta, infatti, mi ha dato ragione. Nei live che abbiamo fatto la cosa che mi ha colpito è stato vedere la gente contenta e carica fino in fondo alla performance e desiderosa di altra musica.”

– Sei stato docente di chitarra alla Dali Music School per circa 10 anni: com’è stato insegnare musica ad allievi che coltivano le tue stesse passioni?

“Diciamo che insegnare per me non è mai stata una priorità, ma ho sempre pensato che la musica è una, non esistono generi diversi quando si parla di scuola. Il mio maestro, Danilo Minotti, mi ha insegnato fin dalla prima lezione una cosa fondamentale; prima si impara a suonare la chitarra poi si decide che genere fare. Questo per dire che le cose da imparare, leggere la musica, la tecnica, il ritmo, sono cose universali e le uniche cose che si imparano nelle scuole. Il resto o ce l’hai o non ce l’hai.
Poi la vera scuola è il live, per come la vedo adesso io! La cosa che vedo, però, è che molto spesso i ragazzi, con l’avvento di internet, hanno smesso di usare l’orecchio… sanno muovere le dita come dei folli scatenati, percuotono la chitarra e fanno numeri funambolici, ma se poi chiedi loro di suonare ‘tanti auguri’ (parlo della melodia a nota singola) si perdono e iniziano a sudare!”

– Cosa pensi della situazione musicale italiana? Tu fai un genere musicale poco conosciuto e considerato di nicchia: riuscite a trovare spazio?

“Io penso che ci siano tante realtà interessanti in Italia e molti gruppi emergenti che meriterebbero maggiori sbocchi e spazi, ma a volte non si capisce molto come ragiona “la massa”!
Purtroppo, quando nasce un progetto originale, la difficoltà è farlo continuare e maturare, continuare a crederci anche quando non si riesce a trovare spazi decenti e sbocchi.
Un gruppo deve poter fare album, sentire critiche, suonare live per poi tornare in sala prove, correggere, maturare un genere e farsi un’identità.
Io so già che il prossimo disco sarà meglio dell’ultimo perchè sarò più vicino a un sound più originale e vero. Il problema è non farlo morire.
Il fatto è che ci sono così pochi spazi e pochi soldi investiti da parte di chi potrebbe muovere le cose. I locali non fanno testo, dato che loro devono pur guadagnare e non stanno facendo opere di bene. E continui a investire energie; l’unica cosa che ti fa andare avanti è che ami quello che stai facendo e quindi ci credi comunque, al di là dei risultati che ottieni. Se resisti, secondo me, alla fine qualcosa di buono riesci ad ottenerlo.”

– Come è nato il “Quintetto” di musicisti? Vi conoscevate già?

“Inizialmente, dopo Upward e dopo le difficoltà che percepivo nel portare avanti il progetto, mi sono detto: adesso registro il disco nuovo e lo faccio per me, solo esclusivamente per me. Chiamo dei turnisti da paura e mi faccio il disco proprio per mio ascolto personale. Per i live non ci avevo ancora pensato!
In studio, poi, è successo che i musicisti si sono appassionati al genere e alla mia musica e l’idea del live con la stessa band è venuta naturale e spontanea. Il quintetto quindi è nuovo, nato dal nuovo disco anche se tre elementi su cinque sono gli stessi del primo disco Upward; i nuovi elementi sono Richy Quagliato alla batteria e Francesco Signorini alle tastiere.
Della vecchia formazione mi sono portato dietro Andrea Bevilacqua, al basso elettrico e Valerio Galla, alle percussioni. Valerio, in realtà, ha solo registrato il primo disco, poi in live andavamo a suonare in quattro. In questo nuovo percorso invece, dato che la mia musica ricorda le sonorità di Pat Metheny, ho deciso che se facciamo live, o siamo in cinque o si sta pure a casa.”

– Quali sono i tuoi idoli nella musica?

“Ho avuto varie fasi all’inizio, parlo di quando ho iniziato a 16 anni, mi piaceva molto Joe Satriani, poi ho incontrato la musica di Pat Metheny, il primo disco è stato Secrets Story e me ne sono follemente innamorato. Ricordo che questo disco lo ha preso mio fratello, ma lo ascoltavo sempre io, poi gliel’ho anche perso! Comunque poi mi sono preso tutti i dischi del PMG (Pat Metheny Group), ho ascoltato tanto anche Miles Davis che considero il vero innovatore della musica jazz. Ma anche Dire Straits, Eric Clapton, Mike Stern, Wes Montgomery…”

– Quali progetti futuri vi attendono adesso?

“L’idea principale ora è di far suonare questo fantastico gruppo e magari fare un bel tour, sia in Italia e, perchè no, anche all’estero.
Ci stiamo organizzando per riuscirci e stiamo avendo dei buoni riscontri.
Nel 2017 ripartirò con la stesura per il nuovo disco. I miei dischi, anche se strumentali, hanno sempre avuto un tema principale, una chiave di lettura. Upward parlava di un percorso che porta a trovare se stessi abbandonando le paure del passato. Secrets of Light parla del sole e della luna, parla dei due lati che sono presenti in ognuno di noi. Il prossimo vorrei che parlasse della battaglia interna per raggiungere la pace interiore.”

– Grazie  Maurizio per essere stato qui e buon lavoro a te e a tutta la band! A presto!

“Grazie a te Fabrizio, per la tua disponibilità e professionalità!”

Fabrizio Re’Volver Daquino

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