“The Last Exit” è il quinto album del duo britannico Still Corners, e procede dritto sulla strada che ha portato la band a mantenere il filo della coerenza stilistica maturata con il loro esordio nel lontano 2007. IL pop desertico e polveroso di Greg Hughes (polistrumentista e produttore) e Tessa Murray (voce) punta dritto all’immaginario dei Road Movies americani dalle atmosfere cupe e solitarie. Attraverso le 11 tracce che compongono l’album si ha la sensazione di aver fatto sosta in una stazione di servizio lungo la Route 66, dove un vecchio jukebox risuona nel bel mezzo del nulla in un qualsiasi pomeriggio afoso di agosto.

A partire dalla title track di apertura, i Still Corners riallacciano tutti i fili che collegano i tre album precedenti, con le chitarre e i sintetizzatori che funzionano perfettamente tra di loro, inserendo in mezzo la voce di Tessa che suona fumosa. Ma è con la traccia successiva, “Crying“, che si entra nel vivo della trama. Morbida e scintillante, è la canzone piu Tarantiniana del duo. Proseguendo nell’ascolto, si ha la conferma di ritrovare la band nella loro dimensione più sperimentale rispetto ai lavori precedenti, pur appoggiandosi alle loro influenze di sempre. Il risultato è quello di avere tra le mani l’album più coeso e ricco di sfumature della loro carriera.

In uno scenario dove ormai l’indie pop ha iniziato a farla fuori dal vaso, “The Last Exit” si appropria di una identità stilistica prettamente cinematografica che farà gola a molte teste tra le colline di Hollywood. E se mai avremo un’altra stagione del revival di Twin Peaks, aspettatevi di vederli suonare al Roadhouse.