RE’VIEW: Bora Ayracman – “The Lost Tapes” (recensione album)
Lascia un commento16 aprile 2021 di Fabrizio Re'Volver Daquino
“The Lost Tapes” è il primo EP pubblicato dal musicista e cantautore italo-turco Bora Ayracman.

Affiancato nella produzione artistica da Alessandro Forte (Aiello, Galeffi, Mameli, Scrima, Valucre), il progetto è stato anticipato a fine marzo dal singolo “Lost”. Una scelta coraggiosa che va al di fuori di ogni logica dell’industria musicale mainstream, proponendo il brano forse più difficile quanto raffinato di tutto il disco.
Caratterizzato da una forte impronta acustica e da atmosfere dark nordeuropee, “Lost” ha l’arduo compito di farci addentrare nel mondo artistico e soprattutto personale di Bora. A reggere i pilastri dell’intera traccia troviamo solo archi e piano, un contesto minimal ridotto all’osso che mira a mettere in risalto la voce calda e onirica che molto ricorda il Dave Gahan di “Playing the Angel”. Gli elementi si amalgamano alla perfezione, creando un tappeto musicale dove la voce diventa lo strumento primario che va a delineare le metriche, dove tutto il resto si adagia.
Proseguendo con l’ascolto, le tracce iniziano ad assumere diverse forme e colori che vanno lentamente a plasmare il disco verso beat più accentuati con l’elettronica che inizia ad avvolgere ogni cosa. “Halfway Happy” strizza l’occhiolino alla black music alternativa di qualche decennio fa, mentre “Brave Enough” inizia ad spingere il pedale sulla dance francese della nuit. “Plastic” è senza dubbio l’episodio pop radiofonico più immediato ed efficace all’interno del disco, con la chitarra che ti si infila sotto pelle ad ogni ritornello e il synth di fondo che ti si appiccica addosso e non lo levi più; irresistibile.
Ma è giunti quasi alla fine che Bora sgancia la sua granata. “Xlove” esplode al momento giusto con la sua carica erotica, le doppie voci, gli archi e le distorsioni ipnotiche. Sospesa a metà tra l’eurodance sensuale di Emmanuelle e il synthpop anni ‘90 dei Pet Shop Boys, è la traccia che punta il dito verso l’alto. Un piccolo gioiello elettro pop.

La produzione musicale e gli arrangiamenti in “The Lost Tapes” sono freschi e contemporanei, senza inciampare mai sulle mode del momento. Con un gusto retrò e un appeal vintage che viaggiano tra le sonorità gelide del tedesco Apparat e le più armoniose tinte elettroniche dei Depeche Mode, Bora esplora tutti gli universi musicali a lui più cari e mette sul piatto una scrittura asciutta e concisa, che non ha paura di raccontarci attraverso i suoi testi paranoie e inquietudini di una generazione che, persa la bussola, prova ad orientarsi dentro un labirinto di sentimenti ovattati e amori plastificati. Forse alla ricerca di una via di fuga dalla vita quotidiana, popolata da una società sopraffatta da stereotipi e popolarità un tanto al chilo.
L’esordio discografico di Ayracman convince per sincerità, cura nei dettagli e per il suo ampio spettro culturale. Ma soprattutto per non abusare del maledetto autotune, che ha mandato ormai in overdose le radio italiane. Vi pare niente?
“La vita è un labirinto nel quale si prende la strada sbagliata prima ancora di aver imparato a camminare.”
(Cyril Connolly)