RE’VIEW: Francesca Michielin – “2640” (recensione album)
Lascia un commento12 gennaio 2018 di Fabrizio Re'Volver Daquino
Francesca Michielin non è più una ragazzina e questo suo terzo album in studio ce lo spiega bene, ce lo racconta più che altro, come farebbe un’amica davanti ad una tazza di caffè (magari al bar dell’indiano), senza troppi giri di parole. Perché è questo ciò che colpisce di questa giovane ragazza: il suo linguaggio immediato. Francesca è cresciuta e lo dimostra già il fatto che ha scritto lei stessa la maggior parte dei testi presenti in “2640“. E per farsi aiutare ha chiamato all’appello i suoi ormai amici di avventura Cosmo, Calcutta e Tommaso Paradiso, tre importanti esponenti della scena “indie” italiana attuale.
Quello di Francesca Michielin è un percorso che tenta chiaramente di distanziarsi dall’impronta pop che ha caratterizzato i precedenti lavori. Ci sono brani più movimentati come l’elettronica “Tapioca” (l’arrangiamento è di quel genio di Cosmo), “Tropicale” e “Lava“. Quest’ultima, oltre al testo in lingua inglese, vanta una produzione più internazionale rispetto al resto del progetto. C’è ovviamente spazio anche per le ballad. “Scusa se non ho gli occhi azzurri” raggiunge il punto più alto di “2640“, per intensità, semplicità e suoni.
Francesca a 23 anni ha trovato la sua dimensione ideale, a metà tra il pop e l’indie, e ci si trova bene. Tra vulcani e mari tropicali ha trovato la sua casa. Se ci rimarrà a vivere ancora a lungo non è dato saperlo, d’altronde la sua carriera è solo agli inizi. Il viaggio è ancora lungo e potremmo ritrovarla altrove. Che barba sarebbe rimanere sempre negli stessi luoghi come alcuni i suoi “Amici”.
🌟🌟🌟🌟 4/5