RE’VIEW: La Roux – “Supervision” (recensione album)
Lascia un commento18 febbraio 2020 di Fabrizio Re'Volver Daquino
“Supervision” è il terzo disco della cantante britannica Elly Jackson in arte La Roux. Un disco che arriva a sei anni dal precedente “Trouble in Paradise” che qui ne riprende sonorità tropicali e linee melodiche anni ’80.
Sei anni non semplici da affrontare per Elly: dalla separazione definitiva con il partner artistico Ben Langmaid, un intervento chirurgico alla laringe, la fine della storia con la compagna, un breve esaurimento nervoso e il totale blocco creativo. Fortunatamente, l’artista è riuscita ad uscire fuori da questo vortice cambiando etichetta discografica e manager e ritrovando l’ispirazione per comporre il nuovo album in soli quattro mesi.
“Trouble in Paradise” è stato uno dei dischi più belli e sottovalutati del 2014. Giocose, solari ed estremamente calde, le nove tracce che lo componevano riassumevano perfettamente le intenzioni di La Roux nel riportare in voga le migliori produzioni estive anni ’80, dagli Wham alle Bangles fino a raggiungere gli Ace of Base di un decennio dopo. Gran parte di “Supervision” percorre un territorio simile: sintetizzatori brillanti, linee di chitarra ispirate a Nile Rodgers e ritmi pulsanti. Anche se stavolta l’elemento esotico è meno marcato e lasciato al margine di una produzione musicale più vicina al George Michael di “Faith“.
In questo senso “Supervision” è più ampio rispetto ai suoi lavori precedenti, ma meno incisivo come impatto. Otto tracce sono il compromesso giusto per un album che altrimenti avrebbe corso il rischio di annoiare. Il pop caldo, tropicale, inflessibile degli anni ’80 a volte può sembrare un po ripetitivo, ma ancora una volta La Roux è riuscita a ritagliarsi il suo spazio in questo mondo.